GIORNALE DI BORDO
Sistema Nakugard. La Permentise sta tornando al sistema Barkrik nonostante fosse già diretta ad altri sistemi interessanti della costellazione Ani. E’ successo qualcosa di insolito che ha catturato l’attenzione mia e di tutto l’equipaggio. Ancora non sappiamo bene di cosa si tratti ma è sicuramente qualcosa di anomalo. Non appena saremo di nuovo sul posto, inizieremo ad indagare.
ESTRATTO DELLE REGISTRAZIONI DI BORDO
Sala macchine della Permantise
«Ma come può essere?» chiese Rika, la comunicazionista della Permentise, sporgendosi sopra le spalle di Mha’Lak per leggere meglio.
«Non ne ho idea.» rispose l’ingegnere, controllando per l’ultima volta quello che vedeva a video.
«Guarda questi spike.» indicò Rika «Non hanno senso. Semplicemente non hanno senso.»
Mha’Lak strizzò gli occhi per vedere meglio e lanciò una diagnostica di livello tre sui sistemi sensoriali della nave.
«I casi sono due.» disse tenebroso «O i sensori sono danneggiati oppure queste letture sono corrette.»
«Ma come possono esserlo?» chiese Rika incredula.
Mha’Lak scosse il capo, grattandosi i corti capelli biondo platino con la mano, intento a pensare «Non lo so. So solo che l’abbiamo registrato.»
Tunnen Gavarosh, il sondista di bordo, entrò in sala macchina con passo deciso. «Cos’è questa storia?» chiese d’impeto, attirando l’attenzione dei due membri dell’equipaggio che si voltarono all’unisono.
«Ne sappiamo quanto te.» rispose scocciata Rika «E cioè nulla.»
Gavarosh si avvicinò ai due. «Sono le registrazioni del Nexus?» chiese.
«Già.» annuì Mha’Lak «Guarda che roba.»
Gavarosh osservò i dati sui vari monitor e restò di sasso mentre Rika, al suo fianco, notò la sua mascella che, silenziosa e lenta, scendeva, fino a spalancarsi.
«Non.» balbettò Gavarosh esterrefatto «Non ci posso credere.» aggiunse voltandosi verso Mha’Lak. «Il capitano lo sa?» chiese poi.
«Non ancora, no. Non questo.» scosse il capo l’ingegnere di bordo alzandosi dalla sua sedia «Ma credo che sia il momento di informarlo.»
Rika e Gavarosh si scambiarono un’occhiata dubitativa mentre Mha’Lak lasciava quella console e ne raggiungeva un’altra.
Era ora di informare il capitano.
GIORNALE DI BORDO. SUPPLEMENTO
E’ successo davvero qualcosa di incredibile. Qualcosa che esula dalla nostra capacità di comprensione. Sono stato avvisato, infatti, dal mio ingegnere capo, Mha’Lak, che, ricontrollando i dati ottenuti all’Hyperbole Nexus, qualcosa non quadra. Nossignore. C’è qualcosa che non va. Quello che lui e Rika hanno downloadato dai sensori della nave sembra contenere informazioni in più rispetto a quelle attese.
E’ come se ci fossero dei dati aggiuntivi. Rika le ha definite ombre anche se non ho ben compreso di cosa si tratti. Non appena saremo a destinazione, chiederò loro di verificare. So che sembra ridicolo eppure nella voce dei due membri dell’equipaggio c’era qualcosa che mi ha convinto a riconsiderare la rotta e ritornare al Nexus. Sono curioso. Davvero curioso.
ESTRATTO DELLE REGISTRAZIONI DI BORDO
Sala macchine della Permantise
«Ma quanto cazzo manca?» chiese scalpitante Rika Kavendish, colpendo con il suo stivale uno dei piedi della sedia su cui era seduto Mha’Lak Put’Hyer.
«Ehi!» si lamentò l’ingegnere capo «Vacci piano, ok?»
Rika bofonchiò qualcosa, mettendosi a lavorare ad un’altra console.
«Ecco, brava.» le disse Mha’Lak «Renditi utile. Ci sono ancora sette bande di frequenza da analizzare.»
In quella, una voce risuonò in tutta la sala macchine.
«Ragazzi.» disse la voce del capitano attraverso il sistema intercom di comunicazione interno della nave «L’arrivo previsto al sistema Barkrik è fra 2 minuti.»
«Alleluja!» esultò sarcastica Rika.
«Ci sono novità?» chiese la voce via intercom.
«Capitano.» rispose Mha’Lak alla voce «Ti confermo quanto ti ho detto prima. Abbiamo ricontrollato e ricontrollato più volte. Sembra che abbiamo scaricato dei dati in più dal Nexus.»
«Ipotesi su cosa possano essere?» chiese la voce sintetizzata di Thabnken via intercom.
Il capitano stava galleggiando nel suo pod, immerso nel liquido bioneurale ma era davvero curioso di sapere che diavolo stesse succedendo.
«Nessuna.» rispose Mha’Lak. «Nè di cosa si tratti nè su come abbiamo potuto registrarla.»
Lui e Rika si scambiarono un’occhiata.
«Dobbiamo ritornare al Nexus per cercare di scoprirlo.» disse Rika infine «E’ quella la chiave.»
GIORNALE DI BORDO. SUPPLEMENTO
La Permentise ha fatto ritorno al sistema Barkrik ed ha appena raggiunto l’Hyperbole Nexus. La zona è tranquilla. Nessuna nave nella zona. I sensori di bordo non rilevano nulla di anomalo. Mha’Lak e Rika mi hanno appena informato di aver controllato una seconda volta i dati scaricati in precedenza. La teoria dei dati ombra è ancora in piedi. Al momento sono al lavoro sui sensori per capirci meglio qualcosa. Io, invece, resto in attesa. Una strana sensazione mi sta pervadendo.
ESTRATTO DELLE REGISTRAZIONI DI BORDO
Sala macchine della Permantise
La sala principale della sala macchine era gremita. Tutti i membri dell’equipaggio ed anche i turisti imbarcati a bordo della Permentise avevano raggiunto Rika e Mha’Lak.
E tutti, a modo loro, cercavano di dare o una spiegazione o una mano nelle indagini dei due.
«Potrebbe essere una variazione di fase negli scanner direzionali.» ipotizzò il primo ufficiale Frekik Lang’hore.
«Lo escludo.» scosse il capo Rika «Ho controllato diverse volte. Gli scanner sono ok.»
«Magari siamo noi.» disse Trish’a Poh’rtnoy, il tattico di bordo.
«Sarebbe a dire?» chiese Mha’Lak.
«Magari quello che avete rilevato è solo un riverbero della Permentise.»
«Un riverbero?» chiese Rika «Cosa intendi?» fece curiosa.
Trish’a si appoggiò con una spalla ad una paratia di metallo, gesticolando con le mani. «Magari quando abbiamo scansito quell’affare, il Nexus.» spiegò «I sensori hanno rilevato una sorta di eco della nostra nave. Magari quest’affare.» disse indicando la nave tutt’attorno a lei «Produce delle risonanze nei sensori. La Permentise è una nave nuova. E Dio solo sa quali misteri nasconde questa classe di navi.»
«Eccola che ricomincia.» l’apostrofò Akachi Baudant, il medico di bordo «Ecco la cospirazionista all’opera. Ma vuoi piantarla?»
«Che c’è?» chiese piccata Trish’a «Sto solo dicendo che, magari, le Sisters Of Eve si sono dimenticate di fornire qualche dettaglio in più su questi nuovi sistemi propulsivi e di occultamento.»
«Dimenticate?» rise Mha’Lak «Ma per favore. Ho controllato personalmente le specifiche di tutta la nave. La Permentise è a posto.» aggiunse «Non siamo stati noi a generare queste informazioni ulteriori.»
Fra la folla dei presenti si fece largo, gentilmente, Sarine Kanaatorius, una delle tre turiste imbarcate a bordo della Permentise.
Il suo sguardo era gentile ma deciso. «Signor Put’Hyer.» disse rivolta a Mha’Lak «Io non mi intendo di meccanica quantistica nè di ingegneria ma vorrei chiederle se potesse spiegare meglio ai presenti qual è la situazione.»
Mha’Lak la fissò. Curioso.
Era la prima volta che aveva a che fare con la signora Kanaatorius. L’aveva vista di sfuggita diverse volte, nella mensa di bordo della Parmantara ultimamente ma non le aveva mai parlato, nonostante fosse imbarcata sotto il capitano Aih’Haken da mesi, ormai.
Ad essere sincero, non aveva mai parlato nemmeno col marito o con l’altra turista.
La fissò e capì che la richiesta della donna era seria. Quindi, nonostante la concitazione del momento, decise di risponderle, cercando di essere il più elementare possibile nella sua risposta.
Si sistemò meglio sulla sua sedia, di fronte alla console ed indicò diversi dati mostrati sui vari video.
«Quello che vedete.» spiegò «E’ il risultato del download dei dati rilevati dai sensori.»
L’ingegnere indicò una serie di grafici sui monitor.
«Quando abbiamo sondato il Nexus con i nostri sensori abbiamo colpito la struttura con una serie di emissioni tetha-coerenti, su diverse frequenze.» spiegò. Poi fissò Rika «E’ la procedura standard di rilevazione per una nave come la Permentise.»
Indicò altri dati. Poi proseguì. «In termini semplici, i sensori delle navi, di qualunque nave, funzionano come una sorta di sonar. Inviano una serie di emissioni coerenti su determinate bande e raccolgono ciò ritorna indietro.»
Mostrò altri dati ed altri grafici.
«Beh» disse poi «Quello che vedete qui è il nocciolo della questione.» aggiunse zoomando con il tocco di due dita su un monitor e ruotando l’interfaccia per mostrare meglio la cosa ai presenti «Questi dati in particolare.» disse poi indicando un grafico in mezzo a tanti «Sono ritornati indietro assieme a quelli inviati dai sensori.»
Mha’Lak fissò la donna caldari negli occhi.
«In buona sostanza.» le disse «Questa che vede è qualcosa che arriva del Nexus.» aggiunse «E’ una sorta di risposta a qualcosa che, evidentemente, noi non abbiamo chiesto.»
Tutti i presenti fissavano quel grafico fra i tanti.
«Che diavolo può essere, allora?» chiese Trish’a Poh’Rtnoy.
Mha’Lak si voltò a fissare Rika.
«Un feedback.» spiegò la donna dal caschetto biondo e ben pettinato.
Lo sguardo di tutto passò dall’ingegnere di bordo alla comunicazionista di bordo.
Rika li fissò tutti. «Un feedback.» ripetè «Qualunque cosa sia tornata indietro è arrivata da quel Nexus come in risposta ad una nostra domanda.»
«Quale?» chiese Trish’a.
«E’ questo il punto.» rispose Mah’Lak scuotendo il capo «Non lo sappiamo.»
GIORNALE DI BORDO. SUPPLEMENTO
E’ ufficiale. I controlli incrociati di Mha’Lak e di Rika hanno confermato la loro teoria. Ammetto di stentare a crederci ed è per questo che ho intenzione di registrarla qui, su questo giornale di bordo. A quanto risulta dall’analisi che i due hanno condotto, al nostro primo arrivo al Nexus i sensori di bordo hanno intercettato, questo è il termine più adeguato, una sorta di feedback.
In parole povere, qualcosa ha fatto ritorno dopo che il mio ingegnere ha provato a sondare il Nexus per la prima volta. So che sembra tutto assurdo. E forse lo è. Eppure i dati sono corretti e non sembrano mentire. Qualcosa, una sorta di trasmissione in ritorno è stata ricevuta come eco. Rika la definisce una sorta di scrambled echo ovvero una serie di dati frammentati. Che significa questo? Nulla, apparentemente.
Ma anche moltissimo. Perchè sembra che questo antico e millenario sistema di comunicazione potrebbe aver memorizzato, in qualche maniera a noi sconosciuta, una sorta di messaggio. Almeno, questa è la teoria dell’ingegnere di bordo.
ESTRATTO DELLE REGISTRAZIONI DI BORDO
Sala macchine della Permantise
«Un messaggio?» chiese Rika fissando Mha’Lak.
La sala macchine della Permentise, ora, era più tranquilla.
Almeno all’apparenza.
Alcuni dei presenti erano tornati alle loro funzioni, a bordo della nave.
Gli unici ad essere rimasti con l’ingegnere e la comunicazionista erano i tre turisti.
«Un messaggio, sì.» fece eco annuendo Mha’Lak.
«Ma come può essere?» incalzò Rika, sotto lo sguardo stranito dello stesso Mha’Lak «E da dove proviene?»
L’ingegnere continuava a fissare i vari monitor della sua console.
E più guardava quei dati più si convinceva di fissare qualcosa di importante. «Non ne ho idea.» rispose poi «Ma credo fermamente che quello che abbiamo ricevuto sia una sorta di messaggio registrato.»
Fissò Rika ed anche i turisti, comodamente seduti su alcune poltroncine poco distanti, in religioso silenzio. «Magari è un frammento di una delle ultime trasmissioni compiute.»
Rika si alzò di scatto, grattandosi la nuca nervosamente, cercando di fare mente locale. «Stai dicendo.» disse poi «Che questi dati frammentati sono in realtà un pezzo di una comunicazione passata attraverso il Nexus centinaia di anni fa?»
Mha’Lak annuì, in silenio, continuando a fissare i dati.
«Una teoria molto azzardata.» osservò Rika.
«Ne hai una migliore?» chiese Mha’Lak.
La comunicazionista della Permentise lo fissò. In effetti non ne aveva nessuna.
Si guardò attorno. Quella sala macchine sembrava pulsare di emozione allo stato puro.
Sebbene molti componenti dell’equipaggio fossero tornati ai loro lavori di bordo, lei e Mha’Lak ricevevano di continuo richieste di aggiornamento da parte di ognuno di loro.
Fissò di nuovo Mha’Lak quindi, con passo deciso, si avvicinò alla console dell’ingegnere.
«Supponiamo per assurdo che tu abbia ragione.» gli disse «Come possiamo provare questa teoria?»
Mha’Lak si sistemò meglio sulla sua poltrona. «Non he ho la più pallida idea.»
Rika iniziò a lavorare al computer, scostando Mha’Lak dalla sua posizione. «Hey, aspetta un attimo.» gli disse «Forse ho una idea.»
GIORNALE DI BORDO. SUPPLEMENTO
Mha’Lak è convinto che nonostante i dati registrati inavvertitamente fossero completamente astrusi questo fossero comunque coerenti con il mezzo trasmissivo. Sembra, insomma, che quando i nostri sensori hanno cercato di sondare il Nexus abbiano, in qualche modo, intercettato l’ultimo frammento di una comunicazione antica di quasi mezzo millennio. La teoria più probabile è che questa trasmissione sia stata in qualche modo intrappolata nel Nexus fin’ora. L’emozione è davvero alta.
ESTRATTO DELLE REGISTRAZIONI DI BORDO
Sala macchine della Permantise
La sala machcine brulicava di nuovo di persone.
Tutte in rigoroso silenzio, ascoltavano incredule l’audio che usciva dagli altoparlanti.
Rika stava continuando a lavorare alla console ingegneristica assieme a Mha’Lak.
Le loro mani si muovevano veloci sulle tastiere e i loro occhi incrociavano i dati più e più volte.
«Ecco.» disse poi Rika alzando le mani, come a segnalare a tutti di aver terminato l’opera «Più di così non possiamo fare.»
Con l’indice della mano sinistra pigiò un ultimo tasto sulla console.
La sala macchine ritornò silenziosa.
Ma il tutto durò un solo attimo poichè il computer, elaborando i dati con le nuove impostazioni di Rika, ricominciò il playback audio a partire dai frammenti ottenuti dal Nexus.
Ci fu una statica fortissima che fece gridare alcuni membri dell’equipaggio.
«Colpa mia!» urlò Rika sistemando l’output audio immediatamente «Colpa mia!»
La statica cessò di colpo e quando le orecchie dei presenti smisero di pulsare dal dolore, tutti iniziarono ad udire qualcosa.
Non molto, in realtà.
L’audio riprodotto a partire dai dati frammentati del Nexus era incomprensibile.
Solo una serie di strani mugulii e nulla di più.
«Non ne stiamo ricavando molto.» osservo il primo ufficiale Frekik Lang’hore.
«Già.» annuì il Tunnen Gavarosh, grattandosi il mento, cercando di ascoltare meglio ciò che l’intercom mandava in audio.
Anche il capitano Aih’Haken, immerso nel suo liquido bioneurale e collegato ai sistemi della nave tramite i cavi allacciati alle boccole di metallo del suo corpo, ascoltava in silenzio quei suoni.
«Magari aumentando lo spettro di analisi di un fattore tre.» disse Mha’Lak mettendo in pratica la sua idea.
L’audio mutò di colpo, diventando più sordo ma lievemente meno indistinto.
Qualcosa si intrasentiva nel tutt’uno di suoni mescolati.
Sembrava una sorta di ritmico incedere. Molto cadenzato.
«Provo ad isolarne un frammento ed amplificare la covarianza del segnale.» disse Rika.
«D’accordo.» le fece eco Mha’Lak «Vediamo che succede.»
Rika si mise al lavoro.
In poco meno di due minuti il sistema audio della Permentise stavano riproducendo in loop un solo frammento.
Continuamente.
Mha’Lak aveva anche aumentato il volume della riproduzione e variato le specifiche dei filtri digitali passabanda.
I presenti iniziarono a vociferare, scambiandosi le idee più strampalate.
«Un momento.» disse Ehmi’le Kanaatorius, uno dei turisti e marito di Sarine «State tutti zitti!»
Tutti i presenti si voltarono a fissarlo.
«Come?» gli chiese Mha’Lak stranito.
Ehmi’le si fece spazio fra i presenti, che lo fissavano curiosi.
Appoggiò entrambe le mani alla tavolo di metallo lucido della console dell’ingegnere, chiuse gli occhi e fece mente locale «Vi prego di tacere, ora.»
Mha’Lak stava per replicare in malo modo ma Rika lo fermò e, dal canto suo, aumentò di un po’ il volume della riproduzione.
Tutti erano in silenzio.
Qualcosa di magico sembrava essere all’opera in quel momento.
«Ghastraan.» disse poi Ehmi’le sussurando.
«Cosa?» chiese Frekik curioso, posando una mano sulla spalla dell’uomo.
L’uomo calvo e dalla barba molto curata, si voltò a fissare sua moglie, incurante di tutto il resto. «Ghastraan.» ripetè entusiasta.
La donna sussultò, avvicinandosi al marito. «Ne sei sicuro?» gli chiese.
«Mai stato più sicuro di una cosa in tutta la mia vita.» fece eco l’uomo.
Mha’Lak alzò una mano.
«Se fate capire anche noi.» disse scocciato «Ve ne saremmo grati.»
L’uomo, che stringeva le mani di sua moglie, si voltò verso l’ingegnere. «Ghastraan.» ripetè ancora.
«Ma che diavolo significa?» chiese Mha’Lak che cominciava ad essere davvero impaziente.
L’uomo lo fissò.
Ed abbozzò un sorriso.
«Quello che stiamo ascoltando è una parola molto simile al termine Ghastraan.» spiegò l’uomo.
«Simile?» chiese Rika.
L’uomo annuì, scambiando un’occhiata d’intesa con sua moglie.
«Ghastraan è un termine amarriano.» spiegò «E deriva, nella sua accezione moderna, dal termine storico Ghab’Strat.»
Mha’Lak e tutti i presenti ascoltavano con estrema attenzione.
L’uomo strinse le mani di sua moglie con entusiasmo.
Quindi tornò a fissare Rika e l’ingegnere della Permentise.
«La radice del termine è Ghab’he.» spiegò il turista «Che significa, letterlamente, segnale.»
GIORNALE DI BORDO. SUPPLEMENTO
L’equipaggio è galvanizzato da tutto questo entusiasmo. Siamo forse di fronte alla possibilità di poter ricevere l’ultima trasmissione inviata mezzo millennio fa? Siamo di fronte, forse, ad un messaggio in bottiglia? Le possibilità sono enormi. A stento, lo ammetto, riesco a trattenere l’emozione. La Permentise al momento è ferma sopra al Nexus. Ho chiesto a Mha’Lak e Rika di continuare le loro analisi e cercare di capire come comprendere meglio il messaggio e come ricostruirlo. E, soprattutto, capire se c’è ancora qualcosa da ricevere.
ESTRATTO DELLE REGISTRAZIONI DI BORDO
Sala macchine della Permantise
«Non ci posso credere.» scosse il capo il primo ufficiale «Mi state dicendo che quello che abbiamo ricevuto è un messaggio? Trasmesso centinaia di anni fa?»
«Beh.» fece eco Mha’Lak «Crediamo di sì.»
La sala macchine era affollata e pullulava di mezze frasi, osservazioni e anche alcune preoccupazioni.
«Capitano.» fece Frekik alzando lo sguardo verso il soffitto della sala «Hai sentito anche tu?»
La voce sintetizzata di Thabnken Aih’Haken risuono nell’intercom. «Sì.» rispose Thabnken «E non riesco a capire come sia possibile.»
«Capitano.» gli disse «Credo di avere una mezza idea di come possa essere successo.»
Rika incrociò le braccia. «Questa la voglio proprio sentire.» disse scambiando un’occhiata curiosa con il resto dell’equipaggio.
«Continua.» lo esortò Thabnken.
Mha’Lak si alzò dalla sua console e si avvicinò ad uno degli oblò.
Sotto di loro, non molto distante, si stagliava enorme e possente la figura del Nexus.
La Permentise era fissa sopra di essa da un po’, ormai.
Mah’Lak inspirò lentamente, quindi ricominciò a parlare.
«Questo Nexus è stato costruito attorno ad un fenomeno naturale.» spiegò Mha’Lak «Ed una volta fungeva da decoder per inviare e ricevere segnali da uno degli altri punti.»
«Questo lo sappiamo già.» fece eco il capitano «Dimmi qualcosa che non so.»
Mha’Lak si avvicinò alla sua console e premette una serie di comandi.
Aveva appena inviato a Thab una serie di analisi che arrivarono direttamente nella sua corteccia cerebrale.
«Ho da poco scoperto che i nostri sensori, nel momento in cui hanno iniziato a scansire la struttura.» disse l’ingegnere «Hanno prodotto una strana emissione secondaria.»
«Un’emissione secondaria?» chiese il capitano «Ne sei sicuro?»
Mha’Lak annuì, fissando Rika, leggermente preoccupata.
«E’ stato uno spike.» spiegò ancora Mha’Lak «C’è stato un lieve sovraccarico degli accumulatori del campo di curvatura.»
«Un sovaccarico?» chiese Frekik.
«Solitamente ciò non rappresenta un problema.» spiegò Mha’Lak «Ma in questo caso il segnale emesso dai nostri sensori è stato, in qualche modo, alterato da quello spike.»
Rika si avvicinò all’ingegnere per controllare.
«E’ questo che ha causato il ritorno di questo strano feedback?» chiese Thabnken.
Mha’Lak annu’. «Credo proprio di sì.»
Rika controllò un paio di cose sul computer di bordo, prima di parlare.
«Capitano.» prese parola «Se la teoria di Mha’Lak è corretta.» disse «Credo che allora potremmo essere in grado di ricevere altri feedback dal Nexus.»
Il silenzio calò immediatamente in sala macchine.
Mha’Lak la fissò e capì immediatamente dove volesse andare a parare la comunicazioni della Permentise.
«Come?» chiese il capitano.
«Ah-ehm.» si schiarì la voce Mha’Lak «Credo diaver capito a cosa allude Rika.»
«Spiegatevi, ragazzi.» disse Thab.
Mha’Lak scambiò un’occhiata con Rika ed entrambi capirono di star pensando la stessa cosa.
«Se riuscissimo a riprodurre lo stesso spike negli accumulatori del campo di curvatura.» spiegò l’ingegnere «Forse avremmo la possibilità di ricevere un altro feedback.»
I presenti ripresero a barbottare fra loro.
«Interessante.» rispose Thabnken «Ma come?»
«Lo spike emesso dagli accumulatori è stato causato da un lieve disaccoppiamento degli smorzatori di campo.» spiegò Mha’Lak «In condizioni di normale operatività ciò non dovrebbe succedere.» aggiunse «Credo che analizzando i logo di bordo potrei provare a scrivere un algoritmo che generi lo stesso disaccoppiamento.»
«Un disaccoppiamento controllato.» osservò il capitano Thabnken.
«Esattamente.»
Frekik si avvicinò ai due.
«Prima di fare qualunque cosa mettiamo in sicurezza la nave.» li esortò «Voglio un resoconto su come intendete procedere, prima di avvallare la cosa.»
«L’avrà quanto prima.» rispose Mha’Lak.
«Capitano, è soddisfacente, per te?» chiese Frekik alzando lo sguardo al soffitto.
«Procedete.» rispose Thab «Io porterò la nave esattamente nello stesso punto di prima.»
Mha’Lak fissò Rika.
Erano soddisfatti entrambi.
Le cose stavano procedendo bene.
Presto, forse, avrebbero avuto fra le mani un altro feedback antico di secoli.
GIORNALE DI BORDO. SUPPLEMENTO
La Permentise è in posizione sopra al Nexus. Mha’Lak e Rika hanno comunicato di essere pronti a ricreare lo spike controllato che ha causato il disaccoppiamento degli smorzatori di campo di curvatura. Questa procedure dovrebbe ricreare le condizioni delle nostre prime analisi sensoriali. La speranza è che questo ci metta nelle condizioni di ricevere un ulteriore feedback dal Nexus. L’importanza storica di questo nostro esperimento è enorme. Sono davvero fiducioso che il tutto riesca senza problemi.
ESTRATTO DELLE REGISTRAZIONI DI BORDO
Sala macchine della Permantise
Mha’Lak, Tunnen, Rike e Frekik stavano lavorando alacremente alle loro console, in sala macchine.
Le preparazioni fervevano.
Il capitano aveva appena avvertito tutti quanti che la Permentise era in posizione.
Mancava poco all’inizio del loro esperimento storico.
E l’euforia era alle stelle.
«D’accordo, gente.» disse Mha’Lak «Dovremmo esserci.»
Frekik passò in revisione la checklist che teneva nel suo palmare.
Tutto doveva procedere secondo i piani.
La nave era molto più importante di qualunque esperimento avessero mai voluto portare a termine ed era suo compito, in qualità di primo ufficiale, garantirne la sicurezza.
Frekik si voltò verso Tunnen, il sondista. «Rapporto.» chiese.
«Il capacitor è ai livelli nominali.» lo informò l’uomo «Abbiamo tutta la potenza che serve.»
«Molto bene.» annuì Frekik «Rika?»
La donna stava ancora armeggiando con la sua console, seduta accanto a Mha’Lak.
«L’algoritmo di Mha’Lak è stato caricato nel sistema.» rispose poi «Sto resettando i sistemi di controllo per eseguirlo.»
«Mantieni comunque attivi i sottosistemi ausiliari del warp drive.» le disse Mha’Lak «Evitiamo rischi inutili.»
«Tranquillo.» gli fece eco Rika «So quello che faccio.»
La sala macchine era in pieno fermento.
Mancava poco all’inizio dell’esperimento.
«Smorzatori di campo di curvatura in disallineamento.» informò Mha’Lak ad un certo punto «Siamo quasi pronti a riprodurre lo spike.»
Frekik si appoggiò ad una paratia di metallo lucida che separava la console dell’ingegnere dalle altre e si guardò attorno.
Era un po’ teso.
Sperava solo non ci sarebbero stati problemi.
«Ok, ci siamo.» disse poi Mha’Lak «Capitano, quando vuoi.»
«Ricevuto. Standby.» fece eco Thabnken, immerso nel suo pod.
Dopo qualche istante si udì un ronzio sordo permeare la sala macchine.
Il capitano aveva appena pensato di attivare i motori a curvatura e la nave aveva risposto prontamente.
«Attivo i sensori in tre, due uno.» disse Mha’Lak «Ora.»
Non appena gli accumulatori avevano iniziato a creare il campo Thab aveva pensato di disattivare i motori, rilasciando così uno spike dai sistemi.
Nel frattempo Mha’Lak aveva gestito i sensori di bordo.
«Sensori agganciati. La portante è buona.» informò l’ingegnere.
Il ronzio cessò di colpo.
I motori si erano spenti.
«E’ tutta vostra.» disse Thab, attraverso l’intercom.
Mha’Lak iniziò la procedura.
«Lo spike è coerente con quello emesso in precedenza.» disse ad alta voce «Dovremmo esserci.»
Passarono diversi attimi di completo silenzio.
«La scansione è al 80%. Standby.» avvertì Rika.
Frekik controllò sul suo palmare.
Tutti i sistemi sembravano funzionare correttamente.
Le cose procedevano come atteso.
«Scansione del Nexus completata.» avvertì Rika «Sto ricevendo dei dati in ritorno proprio adesso.»
Mha’Lak raggiunse un’altra console. «Vieni con me.» disse a Tunnen «Mi serve una mano.»
«Che vuoi fare?» chiese Gavarosh.
Mha’Lak prese posto all’altra console, attivando i vari schermi.
«Lo vedrai.» gli disse «Intanto mi serve che tu riesca ad attivare un canale di comunicazione.»
«Con cosa?» chiese Tunnen curioso.
Mha’Lak gli afferrò la testa e la ruotò di qualche grado finchè Gavarosh non vide l’enorme parabole oltre gli oblò dello scafo della Permentise. «Con quella.»
GIORNALE DI BORDO. SUPPLEMENTO
L’esperimento è in corso. L’equipaggio è riuscito a ricreare le condizioni iniziali del nostro primo incontro col Nexus. Ora resta da vedere se questo porterà da qualche parte oppure è stato tutto tempo perso. La Permentise è ferma, nel punto esatto in cui si trovava l’altra volta. Al momento, non c’è altro da riportare.
ESTRATTO DELLE REGISTRAZIONI DI BORDO
Sala macchine della Permantise
«Non rilevo nulla.» scosse il capo Rika «Com’è possibile?» chiese.
Frekik iniziò a controllare sulle varie console.
Mha’Lak e Tunnen, invece, comntinuavano a lavorare alle loro console.
«Non capisco.» disse Rika amareggiata «Davvero non capisco. I sensori sono al massimo. Lo spike ha permesso la sincronizzazione dei dati ma non riceviamo nulla.»
Frekik le si avvicinò.
«Che diavolo è quella spia?»
Rika si voltò a fissare la console a fianco.
Una spia luminosa, su uno dei monitor, lampeggiava ritmicamente.
Rika si fiondò a controllare.
«Non capisco.» disse scuotendo il capo e mordendosi un labbro «Sembra che il gruppo antenne della Permentise stia subendo un sovraccarico.»
«Cosa?» chiese Frekik «Ne sei sicura?»
In quella, la voce del capitano li raggiunse.
«Che diavolo sta succedendo, là sotto?» chiese Thabnken.
Rika e Frekik controllarono una seconda volta.
«Capitano.» lo avvertì Rika «Abbiamo un problema con il nostro gruppo antenne.»
«Quale?» chiese Thab con voce concitata.
«Ancora non lo so.» rispose Frekik «Ma sembra che una delle linea energetiche primarie sia stata rediretta al gruppo antenne.»
«Quale linea?» chiese Thab.
Rika controllò velocemente. «Quel del dispositivo di occultamento.»
«Che cosa?» chiese autoritario Thab «Com’è possibile?»
Solo a quel punto Mha’Lak intervenì, prendendo parola.
«Capitano non si preoccupi.» gli disse alzando le mani come in segno di resa «E’ tutto sotto controllo.»
«Ne sei sicuro, Mha’Lak?» chiese Thab «Ho mille allarmi che risuonano nella mia testa, qui.»
«Colpa mia.» rispose Tunnen «Colpa mia.»
Frekik li avvicino. «Che diavolo succede?»
Mha’Lak indicò la console alla quale avevano lavorato lui e Tunnen fino a quel momento. «Capitano.» disse poi «Non c’è nulla di cui preoccuparsi.»
«Che diavolo succede, lì, Mha’Lak?» chiese Thab stranito.
«Succede.» spiegò Mha’Lak «Che abbiamo attinto ad un sistema al momento inutilizzato per potenziare il segnale dei sensori ed utilizzare un vecchio trucco da ingegnere per stabilire un’interfaccia con il Nexus.»
Il silenzio calò di colpo in sala macchine.
«Un’interfaccia?» chiese Thabnken.
Rika e Frekik li fissarono, curiosi.
«Un’interfaccia, sì.» annuì Mha’Lek «Tunnen ed io abbiamo rediretto l’output dei sensori sul gruppo antenne.» spiegò «Ed abbiamo utilizzato la linea energetica del cloaking device per aumentarne la banda portante.»
«Ecco perchè i sensori non hanno rilevato nulla, poco fa.» osservò Rika «Sono stati rediretti.»
«Già.» annuì Tunnen «In buona sostanza abbiamo stabilito un collegamento diretto col Nexus.»
«E’ uno scherzo?» cheise Thab incredulo.
«No, capitano.» rispose Mha’Lek «E’ tutto vero.»
GIORNALE DI BORDO. SUPPLEMENTO
La Permentise ha stabilito un’interfaccia stabile con il Nexus. Merito di Mha’Lak e di Rika. Ancora non so cosa comporti questa interfaccia stabile. Nè come sia possibile dal momento che questa immensa struttura è abbandonata da almeno mezzo millennio. Evidentemente, da qualche parte, qualche sistema è ancora attivo. Almeno all’interno dell’enorme parabole orbitante. Non saprei dirlo con esattezza.
Una cosa è certa. Ora che abbiamo stabilito un collegamento non ho intenzione di lasciarlo andare facilmente. Ho chiesto al mio equipaggio di tentare di recuperare un altro frammento di quell’ultima trasmissione. Questo messaggio in bottiglia è, forse, la cosa più incredibile che abbiamo mai incontrato nei nostri viaggi.
ESTRATTO DELLE REGISTRAZIONI DI BORDO
Sala macchine della Permantise
«E ora?» chiese Rika fissando la parabole orbitante, poco distante dalla Permentise.
«E ora.» rispose Mha’Lak «Vediamo che succede.»
Frekik e Tunnen fissavano i due al lavoro sulle loro console da una posizione più distaccata.
Mha’Lak iniziò ad inserire una serie di comandi nel computer di bordo. «Sto inizializzando una subrountine di ascolto remoto.» spiegò poi «Fra poco dovremmo riuscire a scaricare qualcosa di utile.»
Frekik e gli altri lo fissarono mentre lui sembrava suonare i tasti della sua console.
Muoveva le dita velocemente, cercando di portare a termine il lavoro il prima possibile.
«Ci siamo.» disse poi «Ora dovremmo riuscire a decodificare un eventuale feedback.»
Si misero tutti alle spalle di Mha’Lek, in attesa.
«Il collegamento è stabile.» osservò Rika «Perchè non riceviamo nulla.»
«Perchè non c’è nulla da ricevere.» disse Tunnen Gavarosh «Forse quello era veramente l’ultimo frammento dell’ultima trasmissione ricevuta, secoli fa.»
La sala macchina si chetò di colpo.
Nessuno osava dire nulla.
Nemmeno Mha’Lak, ancora intento a programmare il computer di bordo per analizzare meglio i dati in arrivo.
«Vedo solo il risultato dei sensori, ora che li abbiamo riallineati.» disse Rika.
«Cazzo.» scosse il capo Mha’Lak «Per un attimo c’ho davvero creduto.»
Si alzò dalla propria poltroncina e si avvicinò ad uno degli oblò della sala macchine.
Il Nexus, sotto di loro fluttuava silenzioso, avvolto dallo spazio infinito.
Tutto era come ovattato.
Tutto era silenzioso.
Gli altri si guardarono negli occhi, delusi.
Avevano fatto tutto per niente.
Rika si avvicinò alla console. «Mha’Lak.» lo richiamò «Abbiamo un valore fuori scala dei livelli di degradazione del segnale.»
L’ingegnere non si voltò nemmeno. «Ovvio.» rispose «L’interfaccia non è stabile.» aggiunse.
Rika controllò di nuovo.
«A questo ritmo perderemo il segnale fra otto minuti.» calcolò «A meno di non deviare parte dell’energia del capacitor.»
«No.» scosse il capo Mha’Lak «E’ inutile.»
Si voltò e raggiunse l’uscita della sala macchine. «E’ tutto inutile» aggiunse aprendo la porta.
Si voltò a fissare i presenti.
«Ci abbiamo provato e non ci siamo riusciti.» disse «Ci resta, almeno, quel piccolo frammento.»
Mosse un passo verso l’uscita e fu proprio in quel momento che diverse spie si accesero sui vari monitor.
Rika si mosse subito per capire meglio che stava succedendo.
Mha’Lak, invece, restò sulla soglia.
«Non ci credo!» esultò. Poi alzò lo sguardo verso Frekik e gli altri. «Stiamo ricevendo qualcosa!»
GIORNALE DI BORDO. SUPPLEMENTO
L’esperimento è riuscito. L’equipaggio è riuscito a ricevere un altro frammento di un’antica trasmissione occorsa attraverso il Nexus. Nonostante, ancora, non sia chiara la dinamica di queste ricezioni è palese che l’importanza di questa ricezione è davvero storica. L’interfaccia fra la Permentise e il Nexus è ancora stabile ma decaderà fra meno di sette minuti. Spero solo che questo intervallo di tempo sia sufficiente a raccogliere ogni dato possibile prima che sia troppo tardi.
ESTRATTO DELLE REGISTRAZIONI DI BORDO
Sala macchine della Permantise
«Fammi vedere!» disse Rika scostando Tunnen dalla sua console.
«Prenditi un’alstra postazione, ragazzina.» le rispose brusco l’uomo «Questa è mia.
«Fottiti!» rispose piccata Rika optando per la console a fianco.
«Calma, ragazzi.» disse loro Frekik «Non sappiamo nemmeno di che si tratta.»
«Dov’è Kanaatorius?» chiese Mha’Lak «Fatelo venire qui.»
Frekik uscì a cercarlo mentre Tunnen cercava di regolare l’interfaccia. «Sto potenziando un po’ il segnale.» disse «Riceviamo qualcosa.» aggiunse «Ma è molto, molto debole.»
Mha’Lak si adoperò per dare una mano al collega.
Rika, invece, continuava a monitorare i risultati dei sensori di bordo e dei sottosistemi della nave.
«Come procede?» chiese ad un certo punto il capitano.
«Riceviamo qualcosa.» fece eco Mha’Lak «Ma al momento non sappiamo bene di cosa si tratta.»
«Tenetemi informato, ragazzi.» li esortò Thabnken.
«Sarà fatto.» annuì Mha’Lak con la testa presa da mille pensieri.
Qualcosa, attraverso l’intercom, iniziò ad essere trasmesso.
Qualcosa di indistinto ma che ricordava vagamente una sorta di breve discorso.
Le porte della sala macchine si aprirono e Frekik e Kaanatorius vi entrarono, raggiungendo gli altri.
«Ascolti.» gli disse Rika «E ci dica che le sembra.»
L’uomo tese l’orecchio, socchiudendo gli occhi per fare mente locale.
Gli altri restarono a fissarlo.
Dopo qualche minuti di ascolto in rigorosoo silenzio, Kaanatorius iniziò ad annuire.
«Ci siamo.» sussurrò Rika all’orecchio di Tunnen, poco distante da lei «Prega che funzioni.»
«Io non prego.» le rispose piccato lui sottovoce «Dovresti saperlo.»
Kaantorius annuì ancora e, poi, riaprì gli occhi.
«Makblen» disse ai presenti.
«Ci risiamo.» scosse il capo Rika.
Mha’Lak la incenerì con lo sguardo. Quindi tornò a fissare l’uomo «Che significa Makblen?» gli chiese.
Kaanatorius lo fissò. «Makblen» spiegò «E’ la parola amarriana che più si avvicina a quella che sto ascoltando.» disse «Credo che potremmo associarla con il termine antico Mak’Liin.»
«Che sarebbe a dire?» chiese Rika impaziente.
«Deriva dalla radice Makul.» spiegò Kaanatorius «Che significa nave.»
«Nave?» chiese Rika «E’ sicuro?»
«Credo proprio di nn sbagliarmi.» le rispose Kaanatorius.
Mha’Lak e Frekik si scambiarono uno sguardo stranito.
«Capitano.» disse poi Frekik «Ha sentito?»
«Affermativo.» rispose Thabnken via intercom «E sono perplesso quanto voi.»
Rika raggiunse il centro della sala macchine, rimuginando sulla situazione.
«Quindi abbiamo una sorta di messaggio registrato chissà quanti secoli fa.» disse «Che ha a che fare con una segnale ed una nave.»
Mha’Lak la fissò. Sempre più stranito.
«Beh, ha un senso, in fondo.» disse Frekik «In questo sistema passavano comunque centinaia di navi, secoli fa.» osservò «E’ logico supporre che il messaggio fosse diretto a qualche nave di passaggio.»
«Può essere.» annuì Kaanatorius.
I presenti si scambiarono un’occhiata.
«Beh.» disse Frekik «Direi che è un ottimo risultato.»
«Sì.» annuì Mha’Lak «Anche se avrei voluto ricevere qualcosa in più.»
«Ma ci pensate?» chiese Rika «Ci avete pensato bene?» chiese ancora «Stiamo parlando di un messaggio vecchio di mezzo millennio almeno!»
Frekik e Mha’Lak riuscivano a malapena ad immaginarlo.
E anche Kaanatorius aveva delle difficoltà.
«Siamo di fronte ad un messaggio partito oltre cinquecento anni fa e giunto a noi per miracolo.»
«Non è un miracolo.» osservò Mha’Lak «E’ fisica. E matematica.»
«Sì, sì.» tagliò corto Rika «Quello che voglio dire è che questa cosa deve finire sui giornali.»
«Concordo.» le fece eco Thabnken, via intercom «E’ una testimonianza incredibile. E racconta, nel suo piccolo, un universo di cose.»
Mha’Lak tornò alla sua console.
Ed iniziò a lavorarci sopra.
«Che fai?» gli chiese Rika.
«Il capitano ha ragione.» le rispose l’ingegnere «Abbiamo ancora una finestra temporale di circa tre minuti.» aggiunse «Voglio cercare di capire tutto quello che si può da questa tecnologia.»
«Ad esempio?» chiese Tunnen Gavarosh.
«Ad esempio le portanti che usa.» rispose Mha’Lak «E cose del genere.» aggiunse «Qui siamo di fronte ad un esempio lampante di archeotecnologia.»
«Procedi, Mha’Lak.» lo esortò il capitano «Salva tutto quello che puoi prima che l’interfaccia collassi del tutto.»
«Il segnale sta decadendo in fretta.» annuì Mha’Lak «Farò il possibile.»
L’ingegnere delle Permentise iniziò a lavorare alla sua console.
Rika prese posto al suo fianco ad un suo cenno mentre Frekik e Tunnen iniziarono a parlottare fra loro, assieme a Kaanatorius che, a stento, credeva a quello che avevano appena ricevuto.
Passarono diversi attimi di lavoro intenso finchè Mha’Lak, in uno scatto d’impulso, si alzò dalla sua postazione come in preda al delirio.
«Woah!» gridò come se avesse visto un fantasma.
Tutti i presenti si voltarono a fissarlo.
«Che succede?» chiese Kaanatorius «Problemi?»
Mha’Lak era bianco come un cencio. Immobile, come pietrificato.
«Mha’Lak.» lo strattonò Rika «Che c’è?»
Frekik gli si avvicinò e tentò di posargli una mano sulla spalla ma l’uomo si liberò prontamente dalla sua presa.
«Calmati, amico.» gli disse il primo ufficiale «Che hai visto?»
Mha’Lak, con la mano tremante indicò lentamente il monitor sul quale vi erano mostrati dei dati.
Rika, Tunnen e Frekik si voltarono a leggerli.
Non trovandoci nulla di strano, Rika si voltò di nuovo verso Mha’Lak. «Cos’hai visto?» gli chiese ancora.
L’uomo, ora un po’ più calmo, continuò ad indicare quei dati.
Frekik fece mente locale. «Sono i dati del transponder della Permentise.» osservò «Che problema c’è?»
Mha’Lak lo fissò. Poi fissò tutti gli altri.
«Ci sono problemi?» chiese Thabnken, dal suo pod, via intercom.
«Sembra che Mha’Lak abbia visto un fantasma.» rispose Rika.
«I dati.» si limitò a dire Mha’Lak.
Rika guardò ancora i dati.
«Sono i normali dati del transponder della Permentise.» osservò la donna «Li abbiamo inviati quando abbiamo stabilito l’interfaccia.» disse «E’ una normale procedura.» aggiunse poi.
«Cos’hanno che non vanno?» chiese il capitano.
«Nulla.» rispose laconica Rika.
Mha’Lak sembrò tornare lucido e, afferrata Rika per una spalla la spostò letteralmente di lato, tornando a sedere.
«Capitano.» disse con un filo di voce Mha’Lak, ancora scosso, «Questi sono i nostri dati, è vero.» osservò «Ma sono contenuti nel frammento che abbiamo ricevuto.»
Frekik sentì un brivido lungo la schiena e a Rika cadde la mascella.
«Che cosa?» chiese Thabnken Aih’Haken, incredulo, via intercom.
Mha’Lak ricontrollò una seconda volta.
«Lo confermo, capitano.» disse poi «Senza ombra di dubbio.» aggiunse «Questi dati li abbiamo ricevuti in ritorno alla creazione della nostra interfaccia.»
«Ma che significa?» chiese Frekik.
«Significa.» rispose brusco Mha’Lak stentando a credere alle proprie parole «Che qualcuno ha inviato, attraverso il Nexus, i nostri codici del transponder, così che potessimo confrontarli e stabilire una comunicazione sicura.»
GIORNALE DI BORDO. SUPPLEMENTO
E’ accaduto qualcosa di incredibile. Qualcosa che esula dalla nostra comprensione. A quanto risulta qualcosa, o qualcuno, ha risposto alla creazione della nostra interfaccia col Nexus inviandoci indietro, come controllo, i nostri stessi dati del transponder. Se ci trovassimo in spazio aperto ed un’altra nave fosse nelle vicinanze, tutti noi diremmo che si tratta senza dubbio del risultato delle operazioni standard di apertura di un canale di comunicazione. Ma qui è diverso.
Qui siamo di fronte a qualcosa di incomprensibile. Il Nexus ha risposto al nostro interfacciamento. Come questo sia possibile, ancora non ci è chiaro. Resta il fatto che quello che sta accadendo è qualcosa che va aldilà di ogni più fervida aspettattiva. Mha’Lak e Rika sono intenzionati a comprendere meglio questo fenomeno. Concordo con loro. Finchè non capiremo che succede, la Permentise non lascerà il Nexus.
ESTRATTO DELLE REGISTRAZIONI DI BORDO
Sala macchine della Permantise
«Non è possibile.»
«Ci dev’essere una spiegazione.»
«I dati in arrivo sono falsati. E’ l’unica spiegazione.»
Frasi come queste riempivano la sala macchine, ora che era di nuovo gremita di persone.
Tutto l’equipaggio era presente ed erano là anche i tre turisti ed i quattro militari.
Tutti, insomma.
Compreso il capitano, connesso via intercom.
Tutti, a modo loro, cercavano di dare una spiegazione.
Ma nessuno sembrava riuscire a comprendere che diavolos stesse accadendo.
Il vociare aumentò. Ancora e ancora.
L’equipaggio rumoreggiava parecchio, vista la situazione.
Centinaia, migliaia di pensieri affollavano le menti dei presenti e del capitano.
«Abbiamo scoperto un Nexus ancora funzionante?» chiese Frekik «Sarebbe un gran colpo.» disse.
«Soprattutto economico.» aggiunse Tunnen Gavarosh.
«Il Nexus non funziona, statene pur certi.» li informò Rika «Quell’affare è morto e sepolto.»
Tutti la fissarono.
«Allora come spieghi il fatto che stiamo ricevendo qualcosa?» chiese Trish’a Poh’rtnoy.
Rika fissò Mha’Lak che, come rapito, non riusciva a staccare lo sguardo dall’oblò alla sua sinistra che lasciava intravedere il Nexus, sotto di loro. «Non me lo spiego.» rispose poi «Ma sono certa che il Nexus è fuori uso.»
«Cazzate!» tagliò corto Sondra Khatahd, il medico di bordo «Dici un mucchio di cazzate!» aggiunse «Quell’affare vale milioni di ISK. Forse qualche miliardo.»
«Ma per favore.» la zittì Akachi Baudant, il medico di bordo, «Chiudi quella bocca.»
Sondra grugnì qualcosa, lasciando cadere il discorso.
«Rika ha ragione.» disse infine Mha’Lak «Il Nexus è disattivato. Qualunque cosa stia arrivando da lì non arriva dal Nexus.»
La voce del capitano risuonò via intercom. «E’ possibile.» disse Thab «Che in qualche modo lo spike degli accoppiatori di curvatura sia stato una concausa di questa ricezione?»
Mha’Lak ci penso su.
«E’ possibile.» commentò l’ingegnere «Ma non mi spiego come sia possibile.»
Tunnen indicò fuori dagli oblò. «Fatemi capire bene.» disse «Mi state dicendo che, da qualche parte in New Eden.» aggiunse «Qalcuno, di cui ignoriamo l’identità, sta trasmettendo attraverso il Nexus, che apparentemente è in disuso, su una frequenza portante che non conosciamo?»
Mha’Lak e Rika si scambiarono un’occhiata stranita.
«Più o meno.» annuì l’ingegnere.
«Ah, ecco.» bofonchiò mesto Tunnes «Ora è chiaro.»
Il silenzio calò in sala macchine.
Finchè una voce non risuonò, solitaria.
«Proviamo ad inviare qualcosa.» disse la voce.
Tutti si voltarono verso chi aveva parlato.
Sheeva Kadir, la turista imbarcata con i coniugi Kaanatorius, aveva uno sguardo risoluto.
«Contattiamolo.» disse «Chiunque egli sia.» aggiunse «Magari risponderà.»
Mha’Lak si grattò la nuca.
Era stanco. Era stata una lunga giornata, molto impegnativa. «Non saprei.» disse «Ci sono infinite variabili da considerare. Inoltre il segnale.» disse ma Rika lo interruppe di colpo.
«Può funzionare, invece!» esultò controllando sul computer di bordo alcune informazioni «Il segnale ormai è debole ma se utilizzassimo alcuni sottosistemi per redirigerne le linee energetiche potremmo aumentare sensibilmente la portanza.»
Mha’Lak la fissò. «Seriamente?» le chiese «Rischiando di friggere mezza nave?»
Frekik, a quelle parole, sussultò.
«Non se manteniamo una linea aperta per deviare il surplus.» ipotizzò Rika.
«Una valvola di sfogo.» osservo Frekik.
«Che dici Mha’Lak?» chiese Thabnken, via intercom «Può funzionare?»
Mha’Lak ci penso su. «Dovremmo ottimizzare l’interfaccia per poter stabilire un ponte radio stabile che permette un trasferimento ottimale.»
«A quello ci penso io.» disse Tunnen come preso da una ritrovata energia «No problem.»
«Se riuscissimo a dimostrare che il Nexus funziona ancora.» esultò Sondra Khatand «Allora sì che faremo un mucchio di soldi.»
«La vuoi smettere di pensare ai soldi?» la interruppe Rika «Qui parliamo di storia. Le possibilità sono infinite.»
«Calma ragazzi.» intervenne Thabnken, via intercom «Una cosa per volta.» suggerì «Iniziamo a verificare questa cosa.»
Mha’Lak e gli altri si misero all’opera.
Avevano ben chiaro cosa dovevano fare.
Dovevano solo metterlo in pratica.
«Ho rediretto l’energia necessaria al nostro gruppo antenne.» vvertì Rika.
«Io sto riconfiugurando la griglia dei sensori.» disse Mha’Lak «Voglio capire che diavolo sta succedendo.»
«Ragazzi.» li richiamò Tunnen «Ho una varianza di fase nella matrice sensoriale secondaria.»
Mha’Lak alzò lo sguardo. «Capitano?» chiese poi.
Thabnken fece un paio di controlli, semplicemente pensando di farlo.
La nave fece il resto.
«Ignoratela.» disse poi Thab «Procediamo.»
Frekik osservava con estrema attenzione il lavoro dei suoi compagni.
Ne era affascinato e spaventato allo stesso tempo.
«Ci siamo.» disse poi Mha’Lak «L’interfaccia di collegamento è buona.»
«Provo ad aumentare l’integrità del campo di derivazione armonica.» li informò Tunne Gavarosh.
Rika controllò velocemente i dati sulla sua console.
Si sentiva elettrizzata.
Qualcuno, da qualche parte era in attesa di un loro cenno, forse?
Qualcuno avrebbe potuto rispondere alle loro dimande?
Il Nexus poteva davvero, in qualche modo, essere utilizzato ancora?
«La potenza è buona.» disse Tunnen «Siamo sui livelli nominali.»
«Capitano.» disse Rika «Dobbiamo portare la Permentise più vicina al Nexus.»
«Di quanto?» chiese Thab.
«Di almeno cinquanta metri.» rispose Rika «E’ necessario.» spiegò «Se vogliamo sfruttare le emissioni prodotte dalle celle capacitive di accelerazione frattale della Permentise.»
«Per farne che?» chiese Thab, curioso.
Rika alzò lo sguardo verso il soffitto.
Non poteva vedere il capitano ma lo sentiva presente.
Come fosse insieme a loro, in sala macchine.
«Ho intenzione di sfruttare le loro peculiarità quantistiche.» spiegò Rika.
Mha’Lak si voltò a fissarla.
«Vuoi trasformarle in router fluidi.» osservò «Geniale!»
Rika lo fissò ed abbozzò un sorriso.
«Router fluidi?» chiese Thabnken, stranito.
Mha’Lak fece ruotare la sua poltrona ed iniziò a lavorare sulla sua console. «Capitano.» spiegò poi «I router fluidi sono componenti essenziali per le comunicazioni FTL.» disse l’ingegnere «Sono componenti estramamente specializzati degli attuali network di comunicazione supervisionati dalla CONCORD.» aggiunse.
Scambiò un’occhiata con Rika, spronandola a continuare la spiegazione.
La ragazzi si sistemò il ciuffo biondo e proseguì. «Questi router.» disse annuendo a Mha’Lak e proseguendo la spiegazione «Sfruttano lo stesso principio dell’entanglement quantistico che usava il Nexus, mezzo millennio fa.»
«Ho capito.» rispose Thab via intercom.
«Se opportunamente modificate.» spiegò Mha’Lak «Le celle capacitive di accelerazione frattale contenute nei motori della nostra nave.» disse «Possono fare al caso nostro. E funzionare come un router fluido.» osservò «Fa parte di uno dei principi di funzionamento dei motori basati sul Sotiyo-Urbaata Drive.» osservò.
«Molto bene.» rispose placido Thabnken «Procedete. La Permentise si avvicinarà al Nexus di cinquanta metri. Standby.»
I presenti sentirono un ronzio sordo aumentare lievemente.
Erano i motori della Permentise che aumentavano la loro potenza.
Quel tanto che bastava per portarla in posizione.
«Tu ci hai capito qualcosa?» chiese Frekik e Sondra.
«io sì, zuccone.» rispose la donna, che era meccanico «Sono le basi, queste.»
Frekik la fissò stranito, notando un mezzo sorriso sulla bocca di Sondra.
Fece finta di niente e tornò a fissare gli altri.
Inspirò. Lentamente.
Il momento stava arrivando.
Mha’Lak, dopo qualche minuto, ruppe il silenzio. «D’accordo, gente.» disse «Più di così non possiamo fare.» osservò «Se vogliamo mandare un segnale, dobbiamo fare ora.»
«Procediamo.» ordinò Thabnken.
«Molto bene. Rika?» disse Mha’Lak.
La ragazza istruì il computer con pochi, semplici domandi. «Siamo online.» disse poi «Invio del segnale in corso.»
Tutti i presenti si avvicinarono a Mha’Lak e Rika.
Pure i militari della squadra Blu che avevano osservato la scena fino a quel momento, in rigoroso silenzio.
Anche nei loro cuori risuonavano infinte possibilità.
Ed erano estremamente curiosi di sapere che diavolo sarebbe successo.
Passarono attimi di silenzio.
Minuti, probabilmente.
Nessuno osava dire nulla.
Ognuno aveva l’orecchio teso.
Compreso il capitano, immerso nel suo liquido bioneurale, all’interno del pod ancorato alla nave.
Mha’Lak seguiva con occhio attento i dati in arrivo.
E così faceva Rika.
E Tunnen.
E via via tutti gli altri, per quel poco che ne capivano.
Frekik si ritrovò perso con lo sguardo oltre gli oblò della sala macchine.
La sua mente vagava lontano, verso quello sconosciuto testimone, chissà dove, che stava provando, forse, le loro stesse sensazioni.
Chi poteva essere? Dove si trovava?
Avevano davvero scoperto un Nexus funzionante? Loro?
Frekik scosse il capo. Loro non erano nessuno.
Doveva esserci una spiegazione diversa.
Ma quale fosse, in quel momento, nessuno la conosceva.
«Sta funzionando!» esultò Mha’Lak, per la prima volta davvero convinto della cosa «Stiamo ricevendo!»
Si alzò e digitò dei comandi su una console a muro, poco distante, facendosi largo fra la piccola folla. «Ascoltate qui!»
La sala macchine fu inondata da una statica molto rumorosa che, man mani, iniziò a scemare di intensità.
Suoni strani ma ripetitivi sembravano cadenzare quei momenti.
«Non si capisce nulla.» protestò Sondra.
«Taci e ascolta.» le rispose secco Tunnen, dandole una pacca su una spalla per farla tacere.
«Aumento la risoluzione grammaticale, attigendo al nostro database linguistico.» li informò Rika.
L’audio si distorse nuovamente.
Le orecchie di alcuni fischiarono.
Quelle di altri sembrarono ovattarsi.
Ma, alla fine, tutto tornò alla normalità.
L’audio era buono, anche se frammentato.
«E’ una voce!» disse Rika «E’ una maledetta voce!» esultò.
Mha’Lak le si avvicinò, afferrandole le spalle, da dietro, e restando in completo silenzio.
Si udiva qualcosa.
«Non possiamo migliorare un po’ la qualità?» chiese Thabnken.
«Proverò a modificare i filtri digitali.» disse Mha’Lak «Vediamo che succede.»
Le sue dita volavano sulle tastiere dei vari computer.
«Ecco qua.» disse «Di più non si può fare.»
L’audio cambiò di nuovo.
E questa volta fu soddisfacente.
Una voce, maschile, risuonò in sala macchine.
E tutti ebbero un brivido lungo la schiena.
«Ghzz… Amh… Reth… Vorind…» si udì.
Non era nulla, forse.
Ma per loro, con l’emozione nel cuore, era una cosa immensa.
«Ghzz… Amh… Reth… Vorind…» ripetè la voce.
«Che significa?» chiese Tunnen.
Mha’Lak cercò fra la piccola folla un uomo. «Signor Kaanatorius.» disse «La prego, si avvicini.»
Il turista, imbarcato sulla Permentise da mesi, si avvicinò all’ingegnere.
«Che ne pensa?» chiese Mha’Lak.
L’uomo scosse il capo.
«Ghzz… Amh… Reth… Vorind…» ripetè per l’ennesima volta la voce.
«No saprei.» scosse il capo Kaanatorius «Sembrano parole interrotte.»
«E’ la statica di fondo.» scosse il capo Rika «Provo ad eliminarla.»
Kaanatorius fissò i due.
«Le parole che ho riconosciuto prima.» disse loro «Erano in amarriano antico.» osservò «Sarebbe possibile usare un traduttore che provi a ricostruire i termini partendo da quella base?»
Mha’Lak e Rika si fissarono.
«Perchè non ci abbiamo pensato prima?» chiese Rika impostando i comandi sul computer di bordo «Standby.»
L’audio sembrò rimescolare le parole e i termini.
Il computer di bordo stava provando a tradurre per loro ciò che veniva captato attraverso il Nexus.
«Proviamo così!» disse infine Rika, aumentando l’audio della sala macchine.
«Diffic… Mancanz… Attrav… Silenz…» disse la voce.
«Funziona!» li guardò con le lacrime agli occhi Kaanatorius «Ci siete riusciti!»
Mha’Lak ascoltò la voce.
«Difficoltà… Mancanza… Attraverso… Silenzio…» si udì ancora, questa volta in maniera molto distinta.
Mha’Lak fissò Rika.
Doveva fare qualcosa.
Prese l’iniziativa.
Aprì una frequenza di chiamata in uscita ed attivò le trasmissioni.
«Qui è la nave Permentise.» disse alla fine «Ci ricevete?»
Silenzio.
La voce sembrava essersi persa.
«Che diavolo?» chiese Tunnen stranito.
«Qui è la nave Permentise.» ripetè Mha’Lak «Ci ricevete?»
Frekik fissò i presenti.
Sembravano delusi.
Il silenziò calò in sala macchine.
Finchè qualcosa, all’improvviso, riaccese le speranze.
La parola «Permentise…» risuonò in sala macchine.
Un boato di approvazione arrivò da tutti i presenti.
«Ci siamo.» disse Mha’Lak «Ce l’abbiamo fatta.» aggiunse voltandosi verso Rika.
«Qui è la nave Permentise.» ripetè ancora una volta Mha’Lak «Siamo in missione esplorativa sotto il comando del capitano Thabnken Aih’Haken. Passo.»
La statica riempì la stanza.
Poi si chetò.
«Permentise…» si udì in ritorno «Vi riceviamo, finalmente. Passo.»
Mha’Lak si scoprì avere le lacrime agli occhi dall’emozione.
«Qui Permentise.» disse l’ingegnere «Noi ci troviamo nel sistema Berkrik.» aggiunse «Con chi sto parlando? Passo.»
Ogniqualvolta che la voce si zittiva, una statica fortissima inondaa la sala macchine.
Ma sembrava chetarsi quando la voce maschile riprendeva a parlare.
«Qui è la stazione di ascolto Oikuni.» rispose la voce «Nel sistema Osmeden. Come possiamo aiutarvi? Passo.»
«Non ci credo.» disse senza potersi trattenere Thabnken Aih’Haken, la cui voce risuonò in sala macchine al pari di quella maschile che stavano ricevendo.
«Avete sentito?» esultò il capo Tunnen «Osmeden! E’ a più di quindi salti da qui!»
Mha’Lak si sistemò meglio sulla sua poltrona.
Era estremamente elettrizzato.
«Stazione Oikuni.» rispose placido l’ingegnere, scambiando occhiate fugaci con gli altri membri dell’equipaggio «Non richiediamo assistenza. Passo.»
Lastatica risuonò potente.
«Permentise.» rispose poi la voce «Non necessitate assistenza, registrato.» aggiunse «Dovete inviare un messaggio? Passo.»
Mha’Lak fissò Rika. «Un messaggio?» chiese stupito.
Rika fece spallucce.
«Stazione Oikuni.» rispose Mha’Lak «Non necessitiamo di inviare alcun messaggio. Passo.»
Altra statica.
«Permentise.» fece eco la voce maschile «Vi devo chiedere di cessare il collegamento.» disse loro la voce «State occupando una frequenza di soccorso primaria.» li informò «Se non vi serve assistenza sono costretto a salutarvi. Passo.»
«Cosa?» trasalì Mha’Lak.
«Che significa?» chiese Rika.
«Una frequenza di soccorso primaria?» ripetè Frekik.
«E’ una presa per il culo.» grugnì Sondra «E’ uno scherzo!»
Mha’Lak chiese ai presenti di star calmi e riattivò la comunicazione.
«Stazione Oikuni.» disse poi «Chiedo scusa ma non sapevo che questa frequenza fosse ancora utilizzata. Passo.»
«Permentise, state scherzando? Passo.» rispose piccata la voce.
Frekik e gli altri rimasero di stucco.
«Che diavolo succede?» chiese Rika «Mi sono persa qualcosa?»
Mha’Lak inspirò velocemente, facendo mente locale.
«Stazione Oikuni.» disse «Chiedo di nuovo scusa ma a quanto pare c’è stato un fraintendimento. Passo.»
«Permentise, quale fraintendimento? Passo.» chiese la voce.
«Stiamo comunicando attraverso l’Hyperbole Nexus del sistema Barkrik. Forse questa informazione non è arrivata, prima. Passo.»
Passarono diversi attimi di silenzio intervallati dalla statica.
«Permentise.» fece la voce «L’informazione è stata registrata correttamente. La nostra richiesta rimane: se non vi serve assistenza devo chiedervi di chiudere il canale.» aggiunse la voce «Altre navi potrebbero aver bisogno della nostra assistenza.»
Mentre la statica riempiva le sue orecchie Mha’Lak cercava di capire che diavolo stava succedendo.
«Questa cosa è da brividi.» osservò Rika.
«Già.» fece eco Thabnken dal suo pod, laconico.
Mha’Lak voleva capire che diavolo stesse succedendo.
Ricominciò a parlare. «Stazione Oikuni.» disse con tono un po’ più deciso «A noi questa frequenza era sconosciuta fino a poche ore fa.» aggiunse «Pertanto richiediamo assistenza. Passo.»
Statica.
«Permentise.» rispose la voce «Intendete dire che richiedete le informazion aggiornate sul network di comunicazione?»
«Stazione Oikuni, affermativo. Passo.» annuì Mha’Lak.
«Permentise, la vostra richiesta è stata registrata.» disse la voce «Che tipo di informazioni necessitate?»
Mha’Lak, Rika, Frekik e Tunnen si scambiarono un’occhiata.
Fu Frekik a rispondere. «Stazione Oikuni, niente di trascendentale.» rispose deciso il primo ufficiale «Ci basta conoscere i punti di uscita più vicini a questo Nexus. Passo.»
«Permentise, solo un momento.» rispose la voce.
Rika fissò i presenti.
«Ma che diavolo significa?» chiese «Questo tizio parla come se niente fosse.»
«Io sapevo che il network è fuori uso da secoli.»
«Lo è.» rispose Thab, via intercom «Non capisco.»
La statica inondò ancora la sala macchine.
Poi la voce tornò a parlare. «Permentise, questi sono i tre punti più vicini all’Hyperbole Nexus.» li informò «Sistema Motsu: 22519. Sistema Ealur. 22527. Sistema Arlek. 22534. Passo.»
I membri dell’equipaggio si fissarono.
«Che significano quelle cifre?» chiese Frekik.
«Non lo so.» rispose Mha’Lak «Ma ho intenzione di scoprirlo.»
Si schiarì la voce.
«Stazione Oikuni.» disse poi l’ingegnere «Abbiamo ricevuto correttamente le informazioni. Grazie. Passo.»
«Permentise, vi serve altro? Passo?» chiese la voce.
«Stazione Oikuni.» rispose Mha’Lak «Un’ultima informazione. Che significano le cifre che ci avete fornito?»
Passarono attimi di silenzio e di statica.
«Permentise.» rispose poi la voce «Sono gli anni di inizio attività dei vari punti di ascolto e di trasmissione.»
Il gelo calò in sala macchine.
«Che diavolo significa?» chiese Thab, non riuscendo a trattenere pensieri che, a stento, riusciva a comprendere.
Gli altri restarono di ghiaccio.
Rika, nel silenzio totale pigiò lentamente, quasi con la mano tremante, il pulsante sulla console di Mha’Lak per poter parlare.
«Stazione Oikuni.» disse poi «Purtroppo il computer di bordo della nostra nave è stato danneggiato in uno scontro. Passo.»
«Permentise, vi serve assistenza? Passo.» chiese di nuovo la voce.
«No.» rispose Rika tralasciando i formalismi della comunicazione «Ci basta sapere che anno è. Passo.» disse risoluta.
«Permentise, vi serve sapere la corretta datazione per il vostro cronometro di bordo? Passo?» chiese la voce atona.
Rika premette il pulsante per parlare più forte che potè.
«Stazione Oikuni.» rispose «Affermativo.»
In quegli attimi chiunque riuscì a sentire i battiti del proprio cuore.
Sembravano tutti come sospesi.
La situazione era irreale.
«Permentise.» rispose la voce «Il cronometro va settato sull’anno 22620. Mese di Maggio. Giorno 22. Ore 21:18. Passo.»
Il silenzio calò in sala macchine.
Totale.
Nessuno osava dire o anche solo pensare a qualcosa.
Passarono attimi interminabili scanditi solo dal lampeggiare di alcune spie sulle varie console e dai dati in arrivo che venivano processati dal computer di bordo.
I presenti si scambiavano occhiate stranite e allucinate.
Nemmeno il capitano Thabnken, dal suo pod, riusciva a pensare a nulla.
«Semplicemente non è possibile.» osservò Rika «Non è possibile.»
Mha’Lak fissò Frekik e gli altri.
Tutti lo fissavano e fissavano anche Rika, come se loro potessero in qualche modo spiegare cosa diavolo stava accadendo.
«Anno 22620.» ripetè Tunnen Gavarosh «Più o meno parliamo di circa settecento anni fa.»
Tutti i membri dell’equipaggio lo fissarono come fosse un alieno.
Tunnen, invece, aveva gli occhi ancora su Mha’Lak e Rika. «Vi prego, ragazzi.» disse loro «Ditemi che ho capito male e che non stiamo parlando con un tizio morto da settecento anni.»
Un brivido gelato percorse la schiena di tutti.
Compresa quella di Thabnken Aih’Haken che tutti si sarebbe aspettato tranne una cosa del genere.
«Permentise.» fece l’antica voce amarriana «Avete ricevuto? Passo.»
Rika aveva ancora il dito appoggiato sul pulsante della console dall’ultima volta che aveva trasmesso. Era pronta per parlare ma aveva paura di dire qualunque cosa.
«Mi state diced.» disse Frekik incrociando le braccia «Volete farmi credere che, in qualche modo, siamo riusciti a stabilire un collegamento radio con un altro punto del Nexus nel passato?»
Si sentì deglutire qualcuno.
«E’ questo che mi state dicendo, ragazzi?» incalzò il primo ufficiale «Perché se è così io non credo di essere in grado di reggerlo.»
Mha’Lak lo fissò e il suo sguardo valeva più di mille parole.
«E’ così, allora.» scosse il capo Frekik «Stiamo parlando, stiamo davvero parlando con una stazione di ascolto il cui equipaggio è morto quasi un millennio fa?»
Rika chinò il capo.
«Ma com’è possibile?» chiese ancora alzando la voce Frekik, visibilmente alterato e spaventato «Ma vi rendete conto di quello che stiamo facendo e dicendo?»
Nessuno osò dire nulla.
«Permentise.» li richiamò la voce antica «Avete ricevuto? Passo.»
Mha’Lak si schiarì la voce.
«Capitano.» disse poi rivolto a Thab «Credo di avere una teoria.»
«Sentiamola.» rispose Thabnken via intercom.
Mha’Lak si guardò attorno.
Aveva catturato l’attenzione di chiunque, in sala macchine.
«E’ probabile che lo spike dei nostri motori a curvatura abbia in qualche modo interagito con il fenomeno naturale racchiuso all’interno del Nexus.»
«E?» chiese Thab atono ma decisamente interessato.
«Il campo di curvatura generato da motori basati sul modello del Sotiyo-Urbaata Drive» spiegò «Di fatto comprime una porzione di vuoto spinto all’interno di una camera apposita. Il residuo di questa operazione è la trasposizione in energia dei neutroni e dei quark.»
«Continua.» gli chiese Thab.
«E’ possibile che questa energia di curvatura abbia in qualche modo interagire con l’entanglement del Nexus.» spiegò «Intendo del fenomeno naturale attorno al quale è stato costruito il Nexus.»
«Quindi, se ho capito bene.» ripetè Thabnken «Stai dicendo che le nostre trasmissioni sono state inviate non solo attraverso il fenomeno naturale ma anche, a causa di un’interazione non voluta dei nostri motori a curvatura con il fenomeno stesso, nel passato.»
Mha’Lak annuì, di fronte ai presenti. «E’ più o meno così, sì.»
«Quanto può durare?» chiese ancora Thabnken via intercom «Per quanto riusciremo a mantenere aperto il canale col passato?»
«E’ questo il problema.» rispose laconico Mha’Lak «Credo ancora per poco.»
«Perché?» chiese Frekik.
Mha’Lak lo fissò. «Per mantenere aperta l’interfaccia.» spiegò «Stiamo saturando la zona con una concentrazione molto alta di gravitoni.»
«Gravitoni?» chiese Frekik.
Mha’Lak annuì e fissò Tunnen Gavarosh.
«Quando ho chiesto a Tunnen di stabilire un’interfaccia.» spiegò poi «Abbiamo iniziato a bombardare il Nexus con un fascio di gravitoni polarizzato.»
«Per quale motivo?» chiese ancora Frekik.
«Ogni nave che viaggia a curvatura.» spiegò Mha’Lak «Ha bisogno di ancorarsi allo spazio normale per poter far collassare la bolla di curvatura.» disse «E per farlo utilizza dei condensatori di gravità.»
«Tipo quelli usati dagli Stargate?» chiese Frekik.
«Esattamente.» annuì Mha’Lak «Questi condensatori sono in grado di rilevare segnali dallo spazio normale mentre la nave viaggia in FTL.»
«E questo ci riporta al fascio di gravitoni.» spiegò Tunnen Gavarosh «Stiamo bombardando il fenomeno naturale per permettere alla nostra nave di trasmettere in un punto preciso dello spazio attraverso una sorta di bolla di curvatura.»
«Non ho capito un cazzo.» scosse il capo Frekik.
«E’ tecnico.» rispose brusco Mha’Lak «Ma è così.»
La voce del capitano risuonò di nuovo in sala macchine.
«Quanto durerà il collegamento, Mha’Lak?» chiese di nuovo Thab.
«Al ritmo con il quale stiamo bombardando il fenomeno.» osservò l’ingegnere «Direi non più di cinque, forse dieci minuti.» azzardò «Dopodichè il fascio di gravitoni farà collassare su se stesso il fenomeno.»
«Per quanto tempo?» chiese Thabnken.
Mha’Lak alzò lo sguardo al soffitto, quasi potesse vedere il suo capitano. «Per sempre.»
Rika chinò il capo.
D’un tratto, le sembrò che quella magnifica porta spalancata si stesse per richiudere con forza.
Era stato un mezzo miracolo, quello che avevano ottenuto.
Avevano cercato di ricevere qualcosa di vecchio ma mai, nemmeno per un istante, avevano anche solo ipotizzato di poter dialogare con qualcuno nel passato.
Un passato vecchio di oltre settecento anni.
La statica risuonò imperante.
«Permentise.» disse di nuovo la voce sconosciuta «Questo è la terza e ultima richiesta che vi facciamo, dopodiché chiudere il collegamento..» aggiunse «Avete ricevuto? Passo.»
«Dai qua.» disse Mha’Lak scostando la mano di Rika e premendo il pulsante di trasmissione sulla sua console.
«Stazione Oikuni.» disse alla fine «Abbiamo ricevuto.»
Tutti si domandarono cosa sarebbe successo.
Nessuno poteva sapere cosa avrebbe detto o fatto la voce, dall’altro capo.
«Permentise.» rispose la voce «Vi serve altro? Passo.»
Mha’Lak era titubante e fu Rika a prendere l’iniziativa.
«Al diavolo.» disse premendo il pulsante sulla console e riattivando la comunicazione «Stazione Oikuni.» rispose «Abbiamo bisogno ancora della vostra assistenza. Passo.»
«Permentise, ricevuto. Procedete con la richiesta. Passo.» fece eco la voce.
Tutti fissarono la ragazza dai capelli buondì.
Il suo sguardo era deciso.
Inspirò profondamente ed espirò altrettanto lentamente.
«Ho una richiesta.» disse «Personale. Passo.»
«Permentise.» rispose la voce «Che intendete? Passo.»
Mha’Lak si voltò a fissare la collega e così anche gli altri presenti.
Tutti gli occhi erano su di lei.
Rika, lentamente, prese posto alla console a fianco di Mha’Lak.
Appoggiò la testa alle mani, facendo leva sui gomiti.
E chiuse gli occhi.
«Vorrei sapere con chi sto parlando.» disse poi, con un po’ di malinconia.
«Permentise, questa è una richiesta anomala.» rispose la voce «Ripetete. Passo.»
Rika si asciugò una mezza lacrima che le solcò il viso.
«Mi chiamo Rika Kavendish.» disse lei ad un certo punto «E sono imbarcata su questa nave come comunicazionista.» aggiunse «E oggi è accaduto qualcosa che mai avrei pensato potesse accadere realmente.»
Disse tutto con tranquillità.
Un’altra lacrima le solco il viso.
Sentiva quell’uomo sempre più lontano.
La porta si stava chiudendo.
«Sono imbarcata su una nave spaziale da mesi.» disse ancora Rika «E non ricordo più com’è fatta un’alba. O un tramonto.» aggiunse «E vorrei tanto sapere con chi sto parlando.»
Disse tutto con dolcezza.
Era persona gentile, Rika. Amava gli altri ed era molto, molto sincera.
La sua femminilità era decisamente prominente e sfociava spesso in altruismo e generosità.
Quello che aveva detto era più uno sfogo, forse.
La statica imperava.
Finchè, ad un certo punto, si udì qualcosa.
«Mi chiamo Ka’vish Mart-Vurdon.» rispose la voce «E stamattina.» aggiunse «Quando mi sono alzato dal letto, a casa mia, nel distretto ventidue della città Ranjik, su Osmeden V.» disse ancora «L’alba aveva un colore bellissimo. Di quel rosa tipico che ha il sole nelle belle giornate primaverili.»
Rika scoppiò una piccola risata, piangendo dall’emozione. «Felice di conoscerti, Ka’vish» gli disse.
«Piacere mio.» fece eco Ka’vish dall’altro capo dello spazio-tempo.
Rika fissò Mha’Lak che non sapeva che dire.
L’espressione della ragazza era triste ed eccitata allo stesso tempo.
Frekik e gli altri membri dell’equipaggio erano come rapiti da quella situazione.
Nemmeno Thabnken, dal suo pod, sapeva che dire o che fare.
Era tutto come sospeso nel tempo.
Congelato.
«Dove sei diretta, Rika?» chiese la voce di Ka’vish interrompendo la statica.
Rika si asciugò le lacrime passando il palmo della mano sinistra sugli zigomi e sotto gli occhi. «Siamo una nave esplorativa.» rispose «Andiamo dove c’è qualcosa di interessante.»
«Allora non tornerete mai a casa.» le rispose Ka’vish «New Eden è pieno di cose interessanti.»
Rika scoppiò a piangere.
Di nuovo.
Si sentiva in qualche modo legatissima a quell’uomo.
«Hai ragione.» rispose con le lacrime agli occhi, incapace di trattenersi.
Mha’Lak le si avvicinò.
«Due minuti al collasso del collegamento.» la informò «Mi spiace.» aggiunse.
Rika annuì, ringraziandolo per quel poco tempo che ancora le dava.
«Raccontami qualcosa, Ka’vish.» disse poi Rika a quell’uomo così lontano.
«Di che tipo?» chiese lui stranito.
«Qualunque cosa.» incalzò Rika.
La statica pervase di nuovo la sala macchine.
«Stamattina ho cullato mio figlio Rek prima di venire al lavoro.» le disse Ka’vish.
«Tuo figlio.» ripetè Rika commossa.
«Ha due mesi.» aggiunse Ka’vish «E il mese prossimo farà il suo primo viaggio nello spazio.»
Rika si asciugò di nuovo le lacrime.
«Faremo ritorno allo spazio Amarr per un paio di settimane.» le disse Ka’vish «L’Imperatore Damius III è morto da poco.» aggiunse «Torniamo dalla famiglia per i festeggiamenti per il suo successore.»
Frekik incrociò le braccia e controllò sul suo dispositivo palmare.
Secondo la storia, in quell’anno il successore di Damius III fu Velenus IV.
Avrebbe dato un braccio pur di poter rivelare loro questa informazione ma sapeva che avrebbe alterato la storia.
O, comunque, quantomeno la vita di quell’uomo e di suo figlio.
Mha’Lak fissò Rika. «Meno di un minuto.»
Rika annuì, piangendo.
«E’ stato bello parlare con te, Ka’vish.» gli disse «Grazie.»
La statica aveva iniziato ad umettare ed anche la voce di Ka’vish sembrava più distorta.
«E’ stato un piacere, Rika.» le rispose l’uomo «Non sentirti sola.»
Sul volto di Rika comparve una smorfia di solitudine e commozione.
«Hai un amico in più, oggi.» aggiunse Ka’vish «E sono certo che potrai chiedere una licenza al tuo capitano, un giorno e vedere, così, un’alba o un tramonto.»
Rika si mise una mano davanti alla bocca, per trattenere il pianto.
Mha’Lak le appoggiò una mano sulla spalla.
Rika annuì, silenziosa.
Avrebbe voluto dire o fare migliaia di cose.
Avrebbe voluto parlare con quell’uomo. Conoscerlo meglio.
Sapere della vita di settecento anni prima.
Ma stava svanendo tutto, purtroppo.
Come in un sogno.
«Stazione Oikuni.» disse infine Rika tentando di asciugarsi le lacrime «Non abbiamo bisogno di altro.»
La statica permeò la sala macchine.
Prepotentemente.
«Permentise.» rispose allegro Ka’vish «Vi auguro una buona giornata ed un sicuro viaggio esplorativo.»
Rika fissava i monitor che mostravano la decadenza del segnale più che prossima.
«Grazie.» rispose triste «Dà un bacio a tuo figlio da parte mia.»
La voce di Ka’vish era sempre più distorta. «Lo farò.» si udì e quella fu l’ultima cosa che Rika e gli altri riuscirono a distinguere.
Si udì un segnale acustico molto forte in tutta la nave.
Una sorta di allarme era scattato.
Mha’Lak intervenì prontamente per sistemare il problema.
«Il fascio di gravitoni ha fatto collassare il fenomeno naturale che ha emessa una sorta di radiazione anomala che ha investito la Permentise.» avvertì poi triste l’ingegnere di bordo «Capitano, portaci via da qui.»
«Subito.» fece eco Thabnken dal suo pod.
Mha’Lak operò per riportare la nave in sicurezza. «Siamo ad una distanza di sicurezza.» avvertì poi «La nave non è più in pericolo.»
«Ricevuto.» fece eco Thab.
Rika lo fissò. «Il collegamento?» chiese sapendo già la risposta.
Mha’Lak, tuttavia, la avvertì ugualmente. «Il collegamento è saltato.» le disse «Il raggio di gravitino ha letteralmente fritto tutto quanto.» aggiunse «Qualunque cosa abbia permesso questo miracolo.» osservò «Ora è collassato.» disse «Il Nexus è definitivamente spento, ora.»
Rika annuì, continuando a fissare il monitor di fronte a sè.
Sentì la Permentise imbardare e guardò fuori.
La nave si stava allineando.
Presto avrebbero lasciato quel sistema.
E tutto quello che era successo, tutto quello che avevano ascoltato sarebbe andato presto dimenticato.
Si strinse le braccia al petto e fissò fuori dagli oblò.
«Addio, Ka’vish.» disse sommessamente «Ovunque tu sia.»
GIORNALE DI BORDO. SUPPLEMENTO
La Permentise ha lasciato il Nexus. Quello che abbiamo vissuto in queste ore è qualcosa di unico e di irripetibile. La comunicazione che abbiamo ricevuto non solo è giunta a noi da un punto nello spazio remoto ma anche da un punto nel tempo, ancora più remoto forse. Nel mio cuore e nel cuore del mio equipaggio resterà per sempre il ricordo di quell’uomo, Ka’vish. Un operatore della stazione di ascolto Oikuni, nel sistema Osmeden.
Un uomo ignaro di aver trasmesso i suoi pensieri a più di settecento anni nel suo futuro che, per noi, rappresenta un passato oscuro e indistinto. E’ stato un mezzo miracolo e per quanto Mha’Lak tenti di fornire una spiegazione tecnica valida che possa corroborare le sue teorie in merito a quanto accaduto una cosa resta fondamentale: l’aspetto umano. Abbiamo toccato con mano, oggi, un pezzo della nostra storia. Siamo stati protagonisti di qualcosa di incredibile. Che ci ha segnato profondamente.
La Permentise sta facendo rotta per la prima stazione nelle vicinanze. Dobbiamo tutti riposarci e ripensare a quanto accaduto. E chissà che questo, in futuro, non possa insegnarci qualcosa di utile per affrontare meglio le nostre esistenze.
ESTRATTO DELLE REGISTRAZIONI DI BORDO
Sala mensa della Permantise
«A cosa pensi?» chiese Mha’Lak sedendosi accanto a Rika e posando sul tavolo scuro la tazza di caffè bollente.
Rika fissò la tazza.
Poi fissò Mha’Lak. «Lo sai a cosa penso?» rispose.
Mha’Lak si sistemò meglio sulla sedia, un po’ scomoda.
«No.» le disse «Non lo so. Perché questa storia ha portato alla luce un’infinità di interrogativi e fra i tanto non so proprio a quale stai pensando.»
Rika annuì.
L’ingegnere aveva ragione.
«Sto pensando a Ka’vish.» rispose poi «Al fatto che è morto da settecento anni, almeno.»
Mha’Lak la fissava, senza dire nulla.
«Quell’uomo, quella mattina di settecento anni fa, si è alzato dal letto, ha baciato la moglie ed ha cullato il figlio.» osservò Rika «E si è goduto un’alba meravigliosa.»
Mha’Lak sorseggiò il suo caffè bollente.
«Tutto questo è successo più di mezzo secolo fa.» aggiunse Rika «Ma noi lo abbiamo vissuto oggi.»
«Ti cambia la vita, eh.» disse l’ingegnere.
«Già.» annuì Rika fissando lo spazio infinito fuori dagli oblò della sala mensa «Cambia i tuoi orizzonti.»
Mha’Lak posò la tazza sul tavolo, vuota.
Quindi si alzò.
E si guardò attorno.
«Tempo fa mi sono chiesto.» le disse poi «Se questa viva faceva davvero per me.»
Rika lo fissò.
«Ho sempre voluto imbarcarmi su una nave spaziale. Fare l’ingegnere. Lavorare sui sistemi.» disse «Ma da qualche tempo mi domandavo se fosse davvero la cosa che volevo.»
Rika tornò a fissarlo. «E?» gli chiese.
Mha’Lak sorrise, afferrando la tazza ed allontanandosi.
«E oggi ho scoperto.» le disse infine «Che è esattamente quello che voglio fare. Qui. Oggi. Senza alcun dubbio.»
Rika lo seguì uscire dalla sala mensa.
Restò sola.
Ma non si sentiva tale.
Si sentiva coccolata dai suoi amici, dagli altri membri dell’equipaggio, imbarcati con lei sulla Permentise.
E, anche se solo per un attimo, questa cosa le fece vedere la vita in maniera diversa.
Si alzò.
Alzò la sua di tazza, verso gli oblò.
«Alla tua Ka’vish.» disse poi «Grazie di tutto.»
GIORNALE DI BORDO. SUPPLEMENTO
La Permentise è arrivata ad una stazione orbitante. Stiamo per attraccare. Questa incredibile avventura è finita. Occorrerebbero un’infinità di parole per descrivere quanto è accaduto oggi ma, forse, la cosa migliore è ripensare a quanto è successo e far proprie tutte le emozioni provate.
Nessuna parola o frase o pensiero potrà mai descrivere quello che abbiamo provato. Abbiamo sfiorato la storia, oggi. E questo ci ha reso delle persone migliori, forse. Almeno, la speranza è quella. Sarebbe tutto inutile, altrimenti, proseguire nelle nostre esplorazioni. Perchè è questo lo scopo ultimo del nostro peregrinare in questo vasto oceano di stelle: vivere, con la speranza che la prossima stella ci regali qualcosa di unico, come quello che è accaduto oggi.